Fortune scava nel giardinetto di Apple
09/05/2011 07:03 CET
Qualche indiscrezione su come l’azienda fondata da Steve Jobs si allena per gli anni senza Steve Jobs. Aggiornato.
Nello stesso numero del tri-settimanale Fortune che ha pubblicato la nuova classifica Fortune 500, con Apple al 35esimo posto, è apparso il dossier “Dentro Apple” sull’azienda di Steve Jobs. L’unico modo per leggere l’articolo di Adam Lashinsky è recuperare la copia cartacea oppure scaricare l’ultimo numero per 4 euro dall’applicazione apposita.
Ancora una volta viene sottolineato come la struttura di Apple è completamente diversa da aziende che hanno ormai la stessa importanza economica di quella fondata nel 1976 da Steve “Woz” Wozniak e Steve Jobs.
L’estate 2008 è stata disastrosa per la reputazione di Apple, con il lancio di un MobileMe, in sostituzione di .Mac, con poche novità ma tanti malfunzionamenti disastrosi che hanno obbligato Apple alle scuse ed a regalare prolungamenti degli abbonamenti. Da allora l’uso della parola “push” in Apple è stata notevolmente ridotta.
Ma Jobs non l’ha lasciata passare così, ha convocato tutti i responsabili ed ha fatto loro un vigoroso shampoo. Il CEO di Apple era infastidito dal fatto che “l’amico” Walt Mossberg del Wall Street Journal era arrivato, addirittura, a non parlare bene di MobileMe. Inaccettabile.
Questa è la rosa degli executive non ancora licenziati e più vicini al CEO di Apple, con rapporti diretti ed indiretti con il co-fondatore Steve Jobs. Costoro dovranno assicurare (grazie ad Apple University) gli stessi standard che Jobs ha sempre sostenuto ed infuso: segretezza, cura del particolare, responsabilità e poca comprensione per gli errori. Sarà la classe dirigente che non dovrebbe far sentire ad Apple la mancanza dei suo carismatico capo, quando questo deciderà che andare in pensione è una buona idea. I nomi noti della piramide, a parer nostro incompleta:
1) Steve Jobs (CEO)
2) Tim Cook (COO), Peter Oppenheimer (CFO), Jonathan Ive (SVP, industrial design), Phil Schiller (SVP, marketing), Bruce Sewell (SVP, general counsel), Ron Johnson (SVP, retail), Bob Mansfield (SVP, Mac hardware engineering), Scott Forstall (SVP, iOS software), Jeff Williams (SVP, operations)
3) Eddy Cue (VP, Internet services), Craig Federighi (VP, Mac software engineering), Hiroki Asai (VP, creative director), Andy Miller (VP, iAd mobile adverstiding), Joel Podolny (VP, humar resources), Katie Cotton (VP, communications)
4) Michel Fenger (VP, iPhone sales), Douglas Beck (VP, Apple Japan), Jennifer Bailey (VP, online stores), William Frederick (VP, fullfillment), Rita Lane (VP, operations), Sabih Khan (VP, operations), Deirdre O’Brien (VP, operations), Jerry McDougal (VP, retail), Greg Gilley (VP, video apps), Roger Rosner (VP, productivity apps), Henry Lamira Ux (VP, engineering, iOS apps), Isabelge Mahe (VP, iOS wireless software), Kim Vorrath (VP, progarm management), Jeff Robbin (VP, consumer apps), Max Paley (VP, audio/video), Simon Patience (VP, core OS), Bud Tribble (VP; software technology), Brian Croll (VP, Mac software marketing), Ron Okamoto (VP, developer relations), David Moody (VP, Mac marketing), Michael Tchad (VP, iPad mareting), Greg Joswiak (VP, iPhone marketing), Gary Wipfler (VP, treasurer), Betsy Rafel (VP, controller), John Theriault (VP; global security), Dan Riccio (VP, iPad), David Tupman (VP, hardware engineering iPhone/iPod), Steve Zadesky (VP, iPhone/iPod design), Michael Culbert (VP, architecture), John Couch (VP, education sales), John Brandon (VP, channel sales).
Notiamo l’assenza dal circolo di chi conta e viene ascoltato a Cupertino del responsabile EMEA di Apple, Pascal Cagni. Non ci sono divisioni internazionali a raccontare l’andamento del business internazionale alla sede californiana, Giappone escluso.
Aggiornamento del 09/05/2011: Fortune ha rilasciato un estratto dell’articolo anche sul suo sito.
Aggiornamento del 25/08/2011: adesso è disponibile l’intero articolo.