“Inside Steve’s brain”. Che gli frulla in testa a Jobs?
17/04/2008 19:00 CET
Il co-fondatore ed incontrastato CEO di Apple appare così ai più. Tutti quelli che lo osservano in video durante il discorso inaugurale del Macworld Expo o altri eventi speciali, ne sono convinti. Ben pochi lo hanno conosciuto in modo più approfondito, non sanno cosa c'è dietro a questa faccia pubblica.
Leanden Kahney è l'autore di "Inside Steve's brain" (traducibile in "dentro alla testa di Steve"), una approfondita analisi non autorizzata dei business di Steve Jobs ma, soprattutto, del metodo usato in questi anni per trasformarli in una gallina dalle uova d'oro. Il libro pubblicato negli Stati Uniti da Portfolio (ISBN 9781591841982) sarà nelle librerie a partire da lunedì, alcuni rivenditori online stanno accettando gli ordini da oggi, setteB.IT ha ottenuto la possibilità di recensire il libro in anteprima esclusiva per l'Italia. Non sappiamo ancora quando e se il volume sarà tradotto nella nostra lingua da un editore italiano, nel frattempo possiamo leggere "Emozione Apple" di Antonio Dini, che studia il fenomeno Apple da tempo.
L'autore dei precedenti "Il culto del Mac" e "Il culto dell'iPod" (pubblicati in Italia da Mondadori), ricchi di fotografie e testimonianze degli utenti, ora rivolge la sua attenzione al deus ex machina che ha inventato Apple oltre trent'anni fa.
Kahney segue Apple da sempre e scrive per il mensile Wired delle vicende dell'azienda californiana, online redige il blog Cult of Mac con news e curiosità. Dopo tanti anni ha pieno titolo per poter dire la sua su Apple, scrivere della società di Cupertino significa scrivere di Steve Jobs, un legame indissolubile.
Il libro è scritto spesso in prima persona per le tante situazioni conosciute direttamente da Kahney, quando non lo fa scarica una lista infinita di citazioni di Steve Jobs, rilasciate in questi anni alle poche testate di sua fiducia. Queste (si contano sulle dita di una mano) fanno a gara per chi offre più spazio all'intervista o alla prova in esclusiva.
Per ottenere il massimo dei particolari utili a delineare cosa "frulla in testa" al co-fondatore di Apple, Kahney ha inseguito ex dirigenti, ex tecnici, ex responsabili di progetti di Apple, ottenendo risvolti noti a pochissimi. E' chiaro che anche attuali impiegati, ad ogni livello, di Apple hanno parlato con lo scrittore. Guai però a rivelarne i nomi.
Il segreto su tutta la linea è diventata una religione per Apple, azienda strutturata a compartimenti stagni per far conoscere il meno possibile anche a chi lavora ad un determinato progetto. Il sottoscritto ha fornito a suo tempo a Kahney due testimonianze su come Apple sia ossessionata dalla segretezza, si leggono a pagine 138.
Tutto l'opposto accadeva invece a Pixar, l'"altro business" di Steve Jobs, il migliore tra gli studios di animazione ora nelle mani di Disney. Jobs ci ha speso milioni di dollari, secondo l'autore di questo libro, per lasciar lavorare liberamente un gruppo ristretto di artisti di livello assoluto. Ora Jobs è il maggior singolo azionista di Disney, certamente un ottimo affare.
Jobs inventa Apple, viene buttato fuori da un management che presto si mangerà le mani per aver disperso la cultura del prodotto informatico. Al suo ritorno Jobs porta tanta esperienza e gli uomini chiave, è ora di rivoltare come un calzino Apple e lo fa dosando bastone e carota con tutti. Lo possono raccontare tutti gli impiegati licenziati su due piedi o quelli promossi per un'idea geniale. A scanso di equivoci, si legge in "Inside Steve's brain", la maggior parte di questi cerca di evitare anche solo d'incrociare lo sguardo del capo, per non essere "stewed" (licenziato rispondendo erroneamente a qualche domanda tranello di Steve Jobs). Altri che difendono strenuamente le proprie (se buone) idee col capo guadanano una stima infinita. Ci vuole fegato.
L'uomo che ha fatto della semplificazione dei suoi prodotti la chiave vincente di Apple infonde fiducia ad esperti di design come Jonathan Ive, maghi del "bel" retail come Ron Johnson e pubblicitari come Lee Clow. Secondo Kahney è poi Jobs che decide dispoticamente cosa approvare, ma il metodo paga. Quasi sempre ci ha preso, sono rari gli errori in questi ultimi dieci anni, Apple stava fallendo, oggi è una delle aziende più sane, che fa guadagnare soldi ad azionisti ed impiegati, "ripieni" di stock option.
Dell'innovazione Steve Jobs se ne fa poco, sono i prodotti e soluzioni innovative che fanno ricca l'esperienza degli utenti. L'autore del libro si è convinto, supportato da molte testimonianze, che i consumatori non sanno quello di cui hanno bisogno finché non glielo propone Steve Jobs, inutile cercare di capirlo in anticipo con costose ricerche di marketing.
Il "popolo bue" non è particolarmente furbo secondo l'attribuzione di questo pensiero a Jobs da parte di Kahney, tuttavia Apple fa prodotti così belli e semplici che tutti li possono usare e, una volta che li hanno per le mani, è facile capire che era tutto ciò di cui avevano sempre avuto bisogno.
Il perfezionista Steve Jobs, competente come nessuno nello stile, ha riportato in gloria Apple soprattutto grazie all'iPod. E' un dato oggettivo. Un anno fa questo prodotto rivoluzionario ha venduto 100 milioni di pezzi e c'è chi crede che la saturazione del mercato non arriverà prima del mezzo miliardo.
Eppure Steve Jobs non ha mai voluto vendere più di tutti, ma essere migliore degli altri. A volte chiudendo il Macintosh con viti che nessun cacciaviti poteva aprire. Non c'è alcun bisogno di modificare un quadro di Picasso o una canzone di Bob Dylan, secondo l'elitario pensiero di Jobs.
Aggiornamento del 19/04/2008: Leander Kahney ci conferma che i diritti italiani del libro non sono stati ancora comperati ma ci dice che si è da poco conclusa la fiera del libro di Londra e che trattative sono in corso.