Fuga dalla Cina, HP produrrà un po’ di laptop in Giappone
17/06/2011 07:00 CET
I costi della produzione di computer in Cina stanno salendo del 20% ed ecco che il leader mondiale ridà lavoro alle fabbriche giapponesi.
Anche HP, oltre ad Apple, si serve dell’assemblaggio dei propri prodotti in Cina. Aziende specializzate assicurano grandi produzioni, bassi costi e rapidità d’esecuzione grazie a sicurezza, diritti dei lavoratori e trattamento messi un po’ da parte.
Eppure qualcosa comincia a cambiare. Se è vero che Foxconn dovrà o diminuire ulteriormente i costi oppure alzare i prezzi per i clienti, per tornare a guadagnare voracemente come un tempo, allora ecco spiegata la decisione di HP di portare la produzione di alcuni laptop in Giappone.
Secondo una notizia propagata dal quotidiano economico nipponico Nikkei, poi confermata dai portavoce del leader mondiale nel mercato dei PC, HP realizzerà quest’anno 1,4 milioni di computer portatili negli impianti giapponesi (HP ha uno stabilimento ad Akishima).
Da Shenzhen a Tokio, per rivitalizzare quel marchio “made in Japan” che negli anni settanta ed ottanta è stato minaccioso per tutti gli occidentali, ma segno di grande competenza e qualità in ambito elettronico ed informatico. Per adesso li muove il business, ma una punta di etica non guasta.
Partiranno così anche assunzioni di nuovo personale, che dovrà crescere del 50%. Sarà inizialmente servito il mercato interno dei laptop, con l’80% proveniente dalla fabbrica ad est di Tokio (con possibile aumento al 100%), ma non è detto che, se l’esperimento dovesse andare bene, in Cina dovrebbero iniziare a preoccuparsi.
Qui vediamo la dicitura in uso da Apple da molti anni: “disegnato in California e prodotto in Cina”.