Esodo operai Foxconn (tranne quelli dell’iPhone) di 2.200 Km
15/06/2010 17:00 CET
O si trasferiscono dall’altra parte della Cina oppure possono anche restare senza lavoro, ecco la soluzione per promettere aumenti ma solo a chi resta nell’impianto di Shenzhen protagonista dei suicidi.
Tolti dai 300.000 dipendenti di Foxconn quelli che assemblano iPhone (numero imprecisato), a tutti gli altri impiegati di Longhua/Shenzhen l’azienda ha democraticamente dato l’aut aut.
Geniale mossa della società taiwanese: far vedere a tutti quanto è brava promettendo aumenti del 66% della paga base (incredibili per i mortificanti standard cinesi) ma poi falciando la gran parte dei lavoratori, obbligandoli a trasferirsi altrove, dove gli aumenti non ci saranno e dove potranno continuare a suicidarsi senza troppo clamore.
La notizia ce la riporta in esclusiva China Daily, che ha saputo anche dove è stato chiesto di trasferirsi ai poveri giovani di Shenzhen: Wuhan (1.100 Km), Tianjin (2.200 Km) o Yantai (2.400 Km). Tutte città con costi della vita inferiori a Shenzhen.
C’è poco da sorridere, anche perché la scelta della nuova fabbrica (forse senza palestre, piscine e cinema tanto apprezzati da Steve Jobs) sarà di Foxconn e non del lavoratore deportato, tempo 60 giorni e la vita sarà nuovamente sconvolta, ammesso che chi ha la testa china per 18 ore su un pezzo d’elettronica si accorga della differenza.