Con Mac App Store si compera 1 volta e si usa su tutti i Mac
07/01/2011 19:30 CET
Tutto quello non chiarito da Apple: rivoluzionario per l’uso multiplo, non bene per gli aggiornamenti, poco chiaro il doppio acquisto e non rispettoso per chi bada alla licenza. Aggiornato.
E’ partito solo ieri, eppure quelli di Apple ci dicono che da Mac App Store sono stati scaricati oltre 1 milione di software sui Mac, pur non precisando quanti gratuiti e quanti a pagamento. Nell’estate del 2008, all’avvio di App Store per iOS, in 3 giorni, erano stati scaricati 10 milioni di applicativi.
Come abbiamo già visto i prezzi sono in molti casi molto favorevoli. Aperture 3 scaricato da Mac App Store viene a costare circa un terzo del prezzo del pacchetto “tangibile” ed i singoli software delle suite iLife/iWork sono una primizia per chi era obbligato all’acquisto completo. Sui prezzi di quelli di terze parti si varia molto, o si vedono ribassi oppure rincari.
Potevano mancare già i primi tentativi di piratare Mac App Store? Ora Apple dovrà provvedere a rinforzare il sistema, ancora troppo acerbo ed incompleto.
Quello che dispiace è che gli aggiornati termini d’uso sono mostrati solo al primo accesso in Mac App Store e poi irreperibili in Mac App Store e sul sito di Apple, sia in italiano che in inglese/USA (ferme alla versione del 23 settembre). Se si vogliono studiare bene è impossibile, una tecnica veramente scorretta per i consumatori attenti ai propri diritti. Tuttavia, facendo lo slalom tra l’incomprensibile legalese, una cosa è certa: si compera la licenza d’uso e non si compera il software.
I software in vendita su Mac App Store sono apparentemente del tutto identici a quelli che sono venduti in classici pacchetti con dentro il CD/DVD e libretto d’uso, ma senza tutti questi costosi materiali, per non parlare della spedizione e stoccaggio.
Qualcuno sarà già in possesso dei software che ora sono distribuiti anche da Mac App Store, il Mac se ne accorge in molti casi e segnala che il tale applicativo è già installato. Però è emerso che futuri aggiornamenti di un software installato non via Mac App Store non potranno funzionare, per la certezza di questa funzione dovremo attendere una più ampia disponibilità di nuove versioni.
Prima di comperare un nuovo software è meglio controllare da soli, senza attendere che il Mac ci segnali il tentativo di acquistare un doppione, alcuni applicativi potrebbero non comunicare correttamente la loro prosenza. E’ raccomandata la cautela.
La notizia più gradita è certamente l’uso che possono fare gli utenti con più di un computer di Apple. Lo abbiamo sperimentato e ve lo mostriamo con queste immagini. L’esempio lo possiamo fare con il gioco Flight Control HD (già di grande successo su piattaforma iOS), da pochi euro ma di grande divertimento.
Si può acquistare ed installare l’applicativo sul Mac “A” tramite l’account di iTunes Store (le vendite di software fanno capo al negozio multimediale, anche se Mac App Store è separato da iTunes Store/App Store), poi aprire Mac App Store sul Mac “B” con lo stesso account e controllare all’interno del tag “acquistate” la lista dei download precedenti. Apple segnala e suggerisce quelli disponibili con il tasto “installa”, ovvero quelli che possono essere replicati sul secondo Mac.
Nel nostro caso abbiamo verificato che sia i software gratuiti che quelli a pagamento possono raddoppiarsi, pur avendo pagato una sola licenza. Evidentemente Apple ammette l’uso su più computer, non esistono al momento restrizioni tra portatili e desktop oppure sull’uso contemporaneo, che solitamente sono limitanti con altri tipi di applicativi visti finora.
Non sappiamo se Apple ha dato la libertà ai vari sviluppatori di scegliere su quanti computer installare lo stesso software oppure ha richiesto l’accettazione del nuovo sistema. Vedremo cosa succederà se e quando si paleseranno Office o Photoshop, solitamente paranoici sull’argomento.
La dimostrazione è la foto che segue, lo stesso gioco più essere usato contemporaneamente sui 2 Mac.
Aggiornamento del 08/01/2011: ora sono stati aggiornati anche i termini d’uso pubblicati online, datati 6 gennaio.