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Apple spierebbe gli utenti per selezionare i banner più adatti
28/12/2010 07:01 CET
di Fabio M. Zambelli
Pubblicità tagliata su misura per gli utenti significa conoscerli approfonditamente, anche se a loro non va.
Jonathan Lalo, un utente di Los Angeles dei dispositivi iOS di Apple, si è sentito spiato ed il 23 dicembre ha fatto causa all’azienda di Cupertino.
L’agenzia Bloomberg spiega che, senza il consenso dell’utilizzatore, gli iPhone ed iPad trasmettono informazioni personali ai server che gestiscono la pubblicità, in modo da far arrivare sui dispositivi solo quelle che potrebbero interessare veramente all’utente.
Tra i dati scambiati ci sarebbero la posizione, l’età, il genere, il guadagno, l’etnia, l’orientamento sessuale e la visione politica. Nella causa intentata dall’ufficio legale KamberLaw sono citate le seguenti aziende, responsabili dell’ipotizzato abuso: Apple, Dictionary.com, Pandora, Paper Toss ed il Weather Channel. Tutto dipenderebbe dall’UDID – Unique Device Identifier, non gestibile dall’utente, capace di raccogliere una serie di dati importanti per i pubblicitari.
KamberLaw si propone di arrivare alla class action per tutti gli utenti dell’App Store che hanno scaricato i vari software tra il primo dicembre 2008 e la scorsa settimana. Chissà perché il primo dicembre 2008 se l’App Store è aperto dal 10 luglio 2008?
Wired cita un’analoga causa, se non la stessa, ma con accusatori Dustin Freeman, Jared Parsley, Cole Parr ed accusati Backflip Studios, Gogii, Outfit7, Room Candy e Sunstorm Interactive, oltre alle aziende già citate. L’immagine accanto si riferisce a questa causa.
Al lancio di iOS 4 e delle nuove regole sulla privacy Apple metteva a disposizione la pagina di opt out per non condividere la posizione geografica dell’utente, ma precisava che la pubblicità avrebbe potuto comunque arrivare personalizzata, in base ad altri parametri precedentemente accettati.