Viva Internet, abbasso il crimine. No contraddizioni
30/03/2009 07:00 CET
No ai limiti della libertà ed abusi alla privacy ma guerra agli illeciti su Internet con tutta l'energia possibile. Una raccomandazione di un politico greco alla UE traccia il solco verso la giusta direzione da prendere sul web.
No ai limiti della libertà ed abusi alla privacy ma guerra agli illeciti su Internet con tutta l'energia possibile. Una raccomandazione di un politico greco alla UE traccia il solco verso la giusta direzione da prendere sul web.
Il deputato europeo Stavros Lambrinidis, un membro greco del PSE – Partito Socialista Europeo, ha fatto settimana scorsa un intervento molto importante al parlamento di Strasburgo.
La raccomandazione si focalizza sull'esigenza di un equo contemperamento tra diritti e libertà fondamentali dei cittadini/utenti di Internet e la modalità di repressione dei reati.
Il pericolo che gli stati membri della UE introducano leggi poco rispettose della libertà d'azione e della privacy personale, delegando compiti d'intercettazione agli ISP, è sempre più d'attualità. La lotta al crimine non si conduce in questo modo. La relazione di Lambrinidis è stata approvata con 481 voti favorevoli, 25 contrari e 21 astensioni. Ora il consiglio europeo dovrà vagliare il documento.
Questi i temi principali:
1) no alla censura su Internet, soprattutto se politica
2) accesso per tutti, Internet è la risposta all'analfabetismo
3) combattere l'incitamento al crimine con norme severe
4) tutelare i minori ed in genere il furto d'identità
5) unione degli stati nella scrittura della Carta dei Diritti di Internet
Ci sembra un'iniziativa il linea con la nascita del recente Amo Internet e ci sembrava giusto darne ampia visibilità, visto che la conferenza stampa è stata seguita da ben tre giornalisti.
E' importante questa raccomandazione anche alla luce della scoperta di GhostNet. Una rete di spionaggio informatico risalibile alla Cina scoperta dai ricercatori canadesi del Munk Center for International Studies, mirata soprattutto a controllare le informazioni sul Dalai Lama, ma non solo. 1.295 computer in 103 paesi sovrani (ecco la mappa pubblicata dal New York Times) fornivano informazioni ai responsabili dell'iniziativa direttamente da uffici militari o ambasciate, come quella di Malesia ed India in Italia.