Tra un vaso ed una villa, a Pompei l’iPad scava nella storia

24/09/2010 09:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Apple mostra come viene impiegato il tablet per studiare e scoprire i reperti archeologici alle pendici del vulcano napoletano. Aggiornato.
Ci voleva la University of Cincinnati per portare gli iPad negli scavi di Pompei.

38-09741b_pompeiipadIl sito di Apple sfodera la storia e le fotografie di come il professor Steven Ellis (grazie all’idea del collega John Wallrodt) ed il suo gruppo stiano studiando i reperti archeologici ritrovati sotto al Vesuvio, con l’ausilio del tablet.

La portabilità, i software adatti e la lunga durata della batteria fanno dell’iPad lo strumento tecnologico migliore da adottare sul campo. I ricercatori confrontano i reperti, prendono appunti, acquisiscono fotografie e disegnano schizzi digitali sullo schermo touch anche in condizioni di polvere o sotto al sole campano.

Tra i software citati per l’uso a Pompei degli iPad ci sono: “FMTouch”, “iDraw”, “OmniGraffle” e “Pages”, oltre ad “Immagini” fornito di serie con il tablet. Il team statunitense del progetto “Porta Stabia” crede di aver rivoluzionato l’attività archeologica, dopo 300 anni.

Apple non ha tradotto in italiano la pagina e la propone solo sulle pagine USA del sito.

Chi volesse visitare in modo virtuale l’area degli scavi di Pompei può approfittare dell’iniziativa di Street View.

Aggiornamento del 05/10/2010: le Hot News italiane di Apple segnalano la traduzione nella nostra lingua di questa pagina (anche se nell’URL si legge Pompeii con la doppia della versione inglese).

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