Tibet in fiamme, la Cina proibisce YouTube

17/03/2008 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Mancano meno di cinque mesi alle olimpiadi cinesi ma le autorità di Pechino non dimostrano alcuna intenzione di avviare un processo democratico. Nessuna notizia sulle proteste in Tibet deve arrivare ai cinesi, blackout anche su YouTube.

Mancano meno di cinque mesi alle olimpiadi cinesi ma le autorità di Pechino non dimostrano alcuna intenzione di avviare un processo democratico. Nessuna notizia sulle proteste in Tibet deve arrivare ai cinesi, blackout anche su YouTube.
 
Le proteste dei monaci tibetani sono state ancora una volta soffocate con la forza dalle autorità cinesi, che impediscono qualunque dimostrazione per l'indipendenza dell'annessa provincia cinese.

Il governo provvisorio del Tibet, in esilio da 49 anni in India, denuncia il genocidio culturale e si contano i morti a decine, le cifre sono difficilmente verificabili. A Lhasa, capitale del Tibet, circolano 200 veicoli militari e si setacciano tutte le abitazioni, l'ingresso in città è vietato a giornalisti e stranieri.

Monta la richiesta di un boicottaggio delle Olimpiadi nei paesi partecipanti, ma non succederà nulla. C'è da scommetterci.

Qualcosa invece sta succedendo su quel poco di web che è concesso ai 210 milioni di navigatori cinesi: YouTube da domenica pomeriggio è solo una home page bianca perché le dozzine di video delle proteste e delle repressioni non devono essere visti dai cinesi.

Solo tre settimane fa l'ISP nazionale faceva sparire dai browser del Pakistan YouTube, per ricomparire dopo un paio di giorni.

Vedremo se anche in questa occasione Google scenderà a patti rimuovendo i video "incriminati" su YouTube.

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