Mediaset, RAI, Sky… non fanno la corte ad iTunes
17/12/2007 07:00 CET
I "TV Show" non possono essere solo una normale evoluzione se da qualche mese sono stati introdotti anche in Gran Bretagna e da settimana scorsa pure in Canada. Da noi ancora attendiamo i "semplici" videoclip, presenti in altre nazioni servite da iTunes Store. I film restano un'esclusiva della versione statunitense dal negozio online di Cupertino.
Dall'esperienza statunitense, britannica e canadese si apprende che Apple ha scelto di accordarsi soprattutto con entità multinazionali presenti in questi paesi, consolidando lo sforzo di convinzione già fatto in USA. In UK i fornitori sono Disney e Viacom, in Canada oltre a Viacom ci sono le due più importanti entità televisive CBC e CTV, assieme all'NHL (campionato hockey su ghiaccio).
L'occasione di capire come i fornitori di contenuti televisivi italiani si pongano davanti alla prospettiva di vendere, prima o poi, gli episodi delle serie TV attraverso questo canale di così grande successo, ci è stata fornita con "Il Salotto del MIX" di venerdì scorso presso il MIX – Milan Internet eXchange.
Il titolo della serata era "I nuovi media e la TV si affacciano sulla rete: quali scenari possiamo immaginare" e quindi ci confortava sapere che si sarebbe parlato di nuovi media oltre che di TV su Internet. La gran parte della discussione è rimasta sbilanciata sul tema della diffusione della larga banda e di come la televisione potesse essere goduta anche online.
Tuttavia setteB.IT ha voluto affrontare il tema dei nuovi media chiedendo agli ospiti delle tre maggiori reti televisive italiane (RAI, Mediaset e Sky) se fossero stimolati dalla possibilità di vendere i loro programmi su iTunes Store per i milioni di utenti degli iPod e non solo. Non necessariamente italiani, ma amanti della nostra moda, del nostro calcio, del nostro cibo, di millenni di storia, delle nostre coste e monti.
Remo Tebaldi di Sky: "noi non produciamo, cominceremo presto, ma attualmente i programmi dei quali deteniamo i diritti possono essere trasmessi solo via satellite, per quel che riguarda il calcio i diritti di altri sfruttamenti non sono nostri". Ricordiamo che News Corp, proprietaria di Sky Italia, negli Stati Uniti è uno dei maggiori fornitori di contenuti per iTunes Store attraverso 20th Century Fox, Fox Sports, FX, Fox Reality ed altri in partnership.
Enrico Mordillo di RAI: "non stiamo attualmente pensando a commercializzare in questa forma le nostre produzioni televisive". Laconico ma anche un po' lontano da qualunque tipo di sperimentazione, coltivando la confusa proposta multimediale sul sito della RAI con programmi offerti a macchia di leopardo e con sistemi diversi.
Yves Confalonieri di Mediaset: "la cosa è molto interessante ma noi abbiamo a questo punto due punti fermi come un chiaro DRM e il prezzo scelto da noi e non da altri… mi pare che un problema in tal senso ci sia stato". A parere di molti il DRM FairPlay di iTunes è il più aperto verso le esigenze del pubblico e, al contempo, non messo in discussione dai più grandi produttori di Hollywood. Quanto alla recente fuga di NBC Universal sappiamo che si trattava di richieste esose dell'aumento del prezzo e senza soluzione perché, in realtà, il gruppo aveva già deciso di sbarcare in altre piattaforme, dove il prezzo poteva non essere più chiaro e stabilito per tutti come in iTunes Store.
L'Italia potrebbe fornire tanti prodotti televisivi interessanti, non necessariamente le discutibili fiction che appaiono sugli schermi negli ultimi anni (in gran parte già girate in lingua inglese, poi doppiate in italiano, per una eventuale esportazione). Quando all'estero si cita il nostro paese si pensa subito all'arte, al design, alla natura, alla moda, al cibo, alle automobili e chi meglio di noi potrebbe raccontarle agli spettatori anglosassoni. Invece si preferisce lasciare spazio alle loro (spesso sbagliate) interpretazioni.
Quando un canale televisivo italiano come La7, tutti i pomeriggi, ci mostra in "Atlantide" la storia dell'antica Roma, dell'invenzione del telefono, della radio, etc. attraverso le puntate di History Channel, ri-doppiate in italiano, qualcosa che non va ci deve pur essere.
Da sinistra a destra: il moderatore Enrico Pagliarini (conduttore di "2024" su Radio 24), Joy Marino (presidente di MIX), Stefano Nicoletti (analista di OVUM), Andrea Giannotti (ufficio stampa di Babelgum), Fabrizio Meli (direttore divisione digital television di Tiscali), Yves Confalonieri (direttore divisione interactive media di RTI/Mediaset), Enrico Mordillo (responsabile rete fonia e dati di RAI) e Remo Tebaldi (head of new media and business development di Sky).