In USA senza il Wi-Fi non sanno stare
24/05/2007 07:00 CET
larga gratuite per tutti. Non in Italia dove vigono controlli
anacronistici. Il pensiero del sottosegretario Vimercati a setteB.IT.
Nel 76% dei 545 casi analizzati, gli utenti con un impianto Wi-Fi a casa sarebbero disposti a stare senza televisione per una settimana piuttosto che senza il collegamento a Internet.
Secondo i dati forniti il 43% degli intervistati vorrebbe che il raggio d'azione del sistema Wi-Fi si estendesse. Infatti l'adozione del sistema 802.11n "draft" aumenterà con le certificazioni previste per il prossimo mese.
Il sistema wireless, che fin dal 1999 Apple chiama AirPort, è ormai una "forza motrice nella vita quotidiana", nelle case statunitensi ci sono ormai quattro periferiche connesse alla rete Wi-Fi locale tra computer desktop, laptop, stampanti, fotocamere, lettori di musica digitale, hard disk o console giochi.
Certo, il terreno sul quale si è mosso e si muove Wi-Fi in certe nazioni è stato da sempre lastricato di ostacoli: unico paese europeo, l'Italia, impediva l'uso degli apparati AirPort per oltre un anno. Solo nel settembre 2000 arrivavano con il fardello di una tassa governativa annua per l'uso delle frequenze. Era il febbraio del 2002 quando le tasse sparivano e, ancora adesso, tutti i produttori dovrebbero ringraziare Apple Italia per le pressioni fatte sui governi del tempo. Nel marzo del 2005 ancora si attendeva la completa liberalizzazione dell'uso di Wi-Fi. Invece nell'agosto dello stesso anno ecco la legge 155/2005, ovvero il decreto "antiterrorismo" Pisanu. Controlli non se ne sono mai visti ma la legge impone ai gestori di verificare e certificare l'identità di chiunque acceda in modalità wired o wireless ad una rete "pubblica". Nel frattempo i terroristi, quelli veri, hanno fatto quello che hanno voluto e, ad alcuni extracomunitari immigrati illegalmente in Italia, sono intestate centinaia di SIM telefoniche, in barba a qualunque decreto. Trattasi di leggi che bloccano solo lo sviluppo tecnologico del paese.
Naturalmente il resto del mondo non segue l'esempio del Bel Paese, tra i tanti casi della modernizzazione che ha portato il Wi-Fi citiamo solo due esempi recenti: la rete cittadina a Londra, dove chiunque accede (seppur a pagamento, dopo il primo mese) da ogni angolo della capitale inglese e le auto a noleggio con tanto di hotspot mobile a tariffa flat, per un uso continuo di 24 ore. Lasciamo perdere tutto quello che succede nella Silicon Valley, con operatori che fanno a gara per fornire accessi gratuiti al web su tutta l'area comunale, installando le base station sui pali della luce.
Ieri sera c'è stato il primo incontro del Meet the media guru – Focus: immagini e linguaggi del digitale alla Mediateca di Santa Teresa a Milano. Partecipava fugacemente anche il sottosegretario del ministro delle Comunicazioni, Luigi Vimercati. setteB.IT c'era, come dimostra la foto accanto.
Siamo riusciti a interrogare brevemente il vice ministro Vimercati sulla questione della liberalizzazione del Wi-Fi pubblico italiano, sostanzialmente ostacolato dal decreto del precedente ministro. Chi meglio di lui poteva fornirci qualche progetto futuro, visto che da un anno ha "funzioni di indirizzo politico-amministrativo inerente allo sviluppo delle reti di comunicazione elettronica e del sistema radiotelevisivo nazionale, oltre che nell'elaborazione di progetti concernenti l'attività delle imprese di informazione e comunicazione operanti nel nord Italia, con un occhio di riguardo alle tecnologie innovative".
"Dipende tutto dal ministero degli Interni, in effetti dovremmo incontrarci e discuterne, attualmente c'è questa legge che mira a combattere il terrorismo, vedremo" ci dice un Vimercati piuttosto impotente al cospetto di uno status quo più unico che raro tra i paesi occidentali.