I’m a PC: Giampaolo non vuole pagare per il marchio
06/04/2009 07:00 CET
Ballmer gli ha detto di non pagare la tassa del marchio di Apple e di scegliere un più economico PC e lui obbedisce. De gustibus, nessuno saprà mai se si troverà bene con il suo nuovo laptop HP.
Ballmer gli ha detto di non pagare la tassa del marchio di Apple e di scegliere un più economico PC e lui obbedisce. De gustibus, nessuno saprà mai se si troverà bene con il suo nuovo laptop HP.
Nel weekend è andata in onda sui canali televisivi statunitensi la seconda puntata della new age degli spot di Microsoft.
Auto promossa come nume tutelare della categoria dei PC, Microsoft insiste con l'accusa ai Mac di essere costosi perché bisogna pagare il marchio. Il CEO di Microsoft la definisce tassa.
L'arruolato di questa volta da Microsoft è un riccioluto latino (probabilmente un italo-americano o spagnoleggiante) di nome Giampaolo ed il suo budget è 1.500 dollari per un laptop potente, portabile e con una valida durata della batteria.
La sceneggiata è sempre la stessa di Lauren, la rossa del primo spot: "se lo trovi te lo paghiamo noi". Microsoft assegna questo compito a Giampaolo, che sceglie uno dei 34 negozi Fry's presenti negli Stati Uniti per toccare con mano il PC.
"Sono tecnicamente esperto e so quello che voglio" dice Giampaolo mentre si reca in auto verso il grande magazzino dell'elettronica. Il ragazzo nel punto vendita si passa in rassegna dal netbook ai laptop full size, con ovviamente prestazioni ed utilizzi totalmente diversi, ma tutti con il logo di Windows sul display.
Va a vedere un MacBook e dice che è molto bello (più bello che utile) ma che, non volendo pagare per il marchio ma per il PC, sceglie alla fine un HP HDX 16t al minimo di qualunque accessorio da 1.100 dollari (scontato e senza tasse) e se ne va tutto felice.
Microsoft organizzerà delle finte interviste tra un mese per sapere se Lauren e Giampaolo sono soddisfatti del loro acquisto-regalo?