Il Wi-Fi all’italiana, istruzioni per l’uso
13/08/2007 07:00 CET
L'Italia attua procedure d'identificazione restrittive per l'accesso a Internet. Ma quali le esatte regole, dopo tanto fai da te e improvvisazioni "alla pummarola"?
L'Italia attua procedure d'identificazione restrittive per l'accesso a Internet. Ma quali le esatte regole, dopo tanto fai da te e improvvisazioni "alla pummarola"?
Dalle pagine di questo sito i nostri lettori hanno potuto sapere di svariate iniziative in giro per il pianeta (ed in quota) della diffusione dei sistemi Wi-Fi, per accedere a Internet in modalità senza fili.
Sono ormai in molti che hanno quotidiana necessità di collegarsi al web per lavoro, per utilità, per informarsi, per comunicare o per divertirsi.
LE ORIGINI DEL WIRELESS
Dall'introduzione di AirPort, esattamente il 21 luglio del 1999, da parte di Apple e Lucent, il Wi-Fi cominciava a diventare un sistema di connettività semplice ed efficace. Gli utenti dei Mac e, dopo, tutti gli altri hanno cominciato ad assaporare una comoda modalità di collegarsi alla rete, in caso o in ufficio, senza restare legati al cavo Ethernet.
Si chiamava IEEE 802.11b, in seguito è arrivato 802.11a, 802.11g e sta per arrivare la versione definitiva di 802.11n.
Oltre all'indoor il Wi-Fi offre anche la prospettiva di collegarsi a Internet da luoghi pubblici, specialmente piazze, parchi, luoghi di ritrovo, etc. Sono stati battezzati hotspot. L'evoluzione legale del "warchalking" (battaglia dei gessetti), una pratica famosa all'estero cinque anni fa per indicare con segni di gesso su marciapiedi dove poter raggiungere con il proprio laptop una rete Wi-Fi privata ed usufruirne a piacimento.
Gli hotspot si stanno diffondendo in tutto il mondo. In nord America sono soprattutto le reti gratuite a diffondersi velocemente, in Europa a pagamento, spesso esoso. Sono nati anche abbonamenti piuttosto convenienti che consentono collegamenti flat/illimitati e che operano in roaming tra vari operatori nazionali.
Ma c'è un posto in tutta la Terra dove è sempre stato più restrittivo l'accesso a Internet. L'Italia, il bizzarro paese che prima di autorizzare l'uso di Wi-Fi (nel settembre del 2000) ha avuto bisogno di applicare tasse inique (500.000 lire per ogni rete e 50.000 lire per ogni client o base station), cancellate solo con il DRP 447/2001, realmente applicato nel febbraio 2002.
L'ATTUALE LEGGE ITALIANA
L'ultima regolamentazione del settore è quella dell'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu, il decreto "anti-terrorismo" obbliga all'identificazione di ogni utilizzatore di Internet. Non che Osama Bin Laden & Co abbiano mai espresso l'interesse ad andare in un Internet cafe per diffondere i loro deliranti proclami.
Sta di fatto che per i cittadini onesti presenti sul territorio nazionale è più complicato usufruire delle reti Wi-Fi e per gli operatori offrire il servizio legale. Sapevamo che la norma prescriveva ogni singola identificazione, dal parte del gestore del servizio, con verifica di un documento ed annotazione di nomi e tempi d'uso.
ALL'ESTERO
Dalla Francia alla Gran Bretagna, dal Canada agli Stati Uniti, dal Giappone all'Australia, tutti paesi certamente più minacciati/colpiti dell'Italia dal terrorismo internazionale, le procedure per usare un collegamento wired o wireless a Internet sono più snelle ed efficaci.
Per il Wi-Fi all'estero, nel caso di hotspot gratuiti, è sufficiente avviare il computer, trovare la rete wireless, dal browser inserire nome, cognome ed indirizzo email (nei casi più restrittivi, spesso non servono) e poi navigare liberamente ed utilizzare la posta elettronica. Per quelli a pagamento è naturalmente necessario aggiungere i dati della carta di credito per supportare i costi del servizio.
IN ITALIA
Ebbene forse qualcosa sta cambiando anche nel nostro strano paese, si vedono sempre più hotspot in luoghi pubblici dove l'identificazione necessaria per l'accesso alla rete viene fatta con metodi alternativi, innanzitutto il messaggio SMS spedito all'interessato e contenente la password.
Abbiamo provato alcuni di questi ma, causa il sonnolento mese d'agosto, non possiamo ancora darvi un quadro completo dell'esperienza d'utilizzo. Quando i responsabili delle iniziative torneranno dalle loro ferie forse potremo ottenere le risposte alle nostre domande.
Qualche mese fa avevamo avuto modo di chiedere al vice ministro delle Comunicazioni, Luigi Vimercati, se il tema fosse tra gli interessi del suo dicastero e se avevano intenzione di cambiare le regole. E' scattato in men che non si dica il metodo dello scarica-barile e siamo stati "rimbalzati" al ministero dell'Interno per ogni domanda sul tema.
Nel frattempo chi non va in ferie, come non va setteB.IT, è la Polizia Postale e li abbiamo contattati oltre due settimane fa per chiarimenti aggiornati sull'applicazione della legge che regola l'accesso a Internet.
L'INTERVISTA
Ci ha cortesemente risposto il dottor Antonello Novellino, Vice Questore Aggiunto del servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – Divisione I.
setteB.IT - E' legale il metodo dell'identificazione via SMS oppure l'unico a norma è quello dell'identificazione personale con documento?
Novellino - Si reputa condizione sufficiente per soddisfare i requisiti previsti dalla normativa vigente, l'utilizzo del telefono mobile quale mezzo per attivare le procedure necessarie ad ottenere le credenziali di accesso alla rete, in quanto consente l'identificazione, seppur indiretta, dell'utente. Si reputa, però, condizione necessaria, che la messaggeria sia veicolata attraverso l'utilizzo di una SIM rilasciata all'utente rispettando le disposizioni relative all'identificazione dello stesso, previste dall'art. 55 del DLG 259/03 che prevede l'identificazione dell'utente prima dell'attivazione del servizio, con esclusione, quindi, di SIM rilasciate da paesi stranieri. L'esempio di richiesta di accesso alla rete attraverso la tecnologia Wi-Fi e della necessaria identificazione, può essere il seguente: l'utente, dopo aver avviato il proprio dispositivo in un'area coperta dal segnale, ed aver aperto il proprio browser, potrà navigare in un ambito ristretto che consentirà, quindi, la sola registrazione al servizio. La pagina che si aprirà conterrà un questionario ove l'utente immetterà i propri dati anagrafici, il tipo e numero del documento, la propria email ed il numero del telefono mobile. Una volta inviati i dati al fornitore del servizio, quest'ultimo utilizzerà il numero fornito dall'utente per inviare un messaggio SMS contenete le credenziali di accesso. Una volta che l'utente terminerà le procedure di autenticazione ed avrà immesso le credenziali ricevute, allora potrà procedere liberamente alla navigazione in rete. Sarà poi il fornitore del servizio che deciderà la validità temporale delle credenziali, comunque nel rispetto di quanto previsto a proposito nel decreto interministeriale 16 agosto 2005. Sarà cura del fornitore del servizio mantenere, nelle forme previste dalla normativa, i dati relativi all'associazione utente – credenziali di accesso esclusi, naturalmente, i contenuti delle comunicazioni.
setteB.IT - Sono contemplati altri metodi di identificazione per l'accesso agli hotspot italiani o Internet cafe?
Novellino - Si reputa sufficiente, per l'accesso alla rete attraverso gli hotspot, anche l'identificazione, in questo caso "indiretta", che avvenga attraverso l'immissione dei dati relativi alla carta di debito/credito dell'utente, ove sarà addebitato il traffico effettuato dallo stesso. Sarà cura del fornitore del servizio di mantenere i dati associati tra la carta utilizzata ed il traffico, esclusi i contenuti delle comunicazioni, effettuato. Altro metodo potrebbe essere quello dell'acquisizione gratuita, o a pagamento, di una smart card contenente le credenziali di accesso alla rete. In questo caso, così come avviene per la vendita delle carte SIM ai sensi del già citato art. 55, saranno i titolari dei punti vendita, o comunque dei punti ove sono consegnate dette card, dar luogo alle procedure per l'identificazione, ed il mantenimento del dato, dell'utente. Si è a conoscenza, inoltre, di un sistema, installato su postazioni fisse, che consente l'accesso a pagamento alla rete, ove l'identificazione dell'utente avviene da remoto. Il sistema prevede l'acquisizione della fotografia del documento dell'utente comparata con l'immagine dell'utente stesso acquisita attraverso una telecamera, posta sulla stessa postazione. Nel caso il documento sia illeggibile o l'immagine dell'utente non sia chiara, o non via sia, comunque, rispondenza tra le stesse l'accesso alla rete non sarà consentito.
setteB.IT - I negozi (specialmente di computer) che vogliono far provare ai clienti la navigazione di Internet con i loro prodotti possono offrire all'interno dell'area del punto vendita una connettività Wi-Fi o via cavo aperta, senza alcuna identificazione?
Novellino - L'art. 5 del decreto interministeriale 16 agosto 2005, esclude dall'applicazione del decreto stesso i rivenditori di prodotti elettronici, o comunque di apparati terminali per le comunicazioni, per le attività di prova dei prodotti; condizione necessaria è, però, che i rivenditori, ovvero gli addetti alle dimostrazioni, esercitino una vigilanza diretta.
TIRANDO LE SOMME
Dato per scontato che il rilascio di tessere telefoniche SIM viene effettuato in Italia dietro registrazione dei documenti d'identità, la ricezione via SMS di una password per l'accesso a Internet dagli hotspot è consentito. Chissà se gli operatori non inviano password ai cellulari con prefisso internazionale diverso da +39? La cronaca dei mesi passati ci ha però fornito tante notizie sul possesso di svariati telefoni cellulari da parte di criminali (a volte detenuti) che avevano fatto registrare le SIM a cittadini stranieri che vivono di espedienti nel nostro paese.
E' altresì legale l'identificazione e quindi l'accesso a Internet se si effettua il pagamento con carta di credito (su quella di debito ci permettiamo di avere dei dubbi visto che i circuiti internazionali consentono anche l'acquisto anonimo delle stesse), esistono altri sistemi ma il 99% degli hotspot a pagamento richiede l'utilizzo della carta di credito.
Infine viene precisato che nei negozi di computer non è possibile per i clienti usare Intenet, wired o wireless, se non sotto il controllo diretto e responsabilità del gestore o addetto. Un test del prodotto si può fare ma non una navigazione libera tipo Internet cafe. A tal proposito vorremmo ricordare l'esperienza dello sbarco del primo Apple Store in Italia a Roma, con tanto di rete AirPort aperta, il giorno dell'inaugurazione tutti i giornalisti, fotografi e blogger presenti hanno liberamente potuto utilizzare il sistema wireless (compreso setteB.IT) per inviare i reportage e le immagini dell'evento.
Naturalmente provare un Mac senza testare le funzioni in rete è un'esperienza dir poco frustrante e Apple lo sa. Senza andare negli Stati Uniti, basta vedere come l'Apple Store di Regent street a Londra abbia contemporaneamente collegati centinaia di Mac ed ogni passante può entrare e controllare la propria posta o i siti più interessanti, senza che qualcuno del negozio obietti. Forse qualche terrorista ne avrà fatto uso ma non risulta che Scotland Yard il giorno dopo abbia messo i sigilli al grande negozio di Apple nel centro di Londra.