Democrazia del web: Pechino vs San Francisco
01/06/2009 07:00 CET
In Cina chiudono Internet point "non autorizzati" ed in California le associazioni che assistono i senza tetto offrono computer e collegamento ad Internet. Qualche homeless ha risparmiato e si è comperato un laptop.
In Cina chiudono Internet point "non autorizzati" ed in California le associazioni che assistono i senza tetto offrono computer e collegamento ad Internet. Qualche homeless ha risparmiato e si è comperato un laptop.
A San Francisco c'è la più grande comunità di cinesi fuori dalla Cina. A Pechino non c'è per i cinesi tanta possibilità di accedere liberamente ad Internet come in California.
Il governo cinese in questi mesi di fine primavera ed inizio estate chiuderà i punti d'accesso a Internet 网吧 (wangba) ritenuti illegali, perché non monitorabili.
Lo ha scritto Variety venerdì citando i contenuti pericolosi troppo a portata di mano di scuole primarie, sobborghi cittadini ed aree rurali. In questi punti d'accesso "non regolari" la spesa per gli utenti è inferiore a quanto richiesto nei punti d'accesso regolamentati.
Il materiale sarà tutto confiscato dalle autorità, altro che multe! Ai proprietari dei locali toccheranno guai non indifferenti. Se le motivazioni fossero quelle di locali poco spaziosi e senza le adeguate strutture saremmo tutti d'accordo, ne abbiamo la certezza che si tratta solo di questo?
Ai 316 milioni di cittadini cinesi che vanno online il governo offre una versione sempre monitorata ed in qualche caso censurata di Internet (escludendo con fatica atleti e giornalisti stranieri presenti a Pechino per i giochi olimpici del 2008), fino ai picchi dell'oscuramento delle rivolte tibetane.
Sabato invece il Wall Street Journal racconta di come la vastissima disponibilità di accessi ad Internet a San Francisco dia questa possibilità anche ai locali homeless, i cosiddetti barboni.
C'è chi trova nei ricoveri per senza tetto o presso le associazioni che aiutano i più poveri i computer liberamente utilizzabili. Non è raro che signori senza un lavoro fisso o senza un'abitazione possiedano però spazi su forum, mailing list, Facebook, MySpace o Twitter, s'informino di quello che succede e leggano le inserzioni di lavoro.
Uno di questi che abita sotto un ponte ha detto: "non me ne faccio nulla della televisione, della radio e dei giornali, piuttosto ho bisogno di Internet".
Non sembra molto diversa la situazione sulla costa est degli USA, a New York City gli homeless non mancano ma anche qui in molti hanno un indirizzo su Internet per comunicare. Circa la metà dei 190 rifugi cittadini dispongono di computer collegati al web, un servizio tanto richiesto che i gestori hanno dovuto stabilire un massimo di 30 minuti d'uso ad utente.
Anche i nuovi poveri, quelli lasciati senza lavoro e casa dalla recente crisi, possono andare in un esercizio aperto al pubblico e trovare collegamenti Wi-Fi gratuiti e liberi per usarli con il proprio laptop e controllare le inserzioni di lavoro.
Qualcuno ha ormai in mente la piantina della propria città con i luoghi dove andare a ricaricare le batterie e dove trovare un accesso Wi-Fi senza alcuna complicazione.
Mondi opposti divisi da un oceano, non solo d'acqua ma anche di democrazia.