Condanna a Google per violazione della privacy italica

25/02/2010 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001Google sbotta e crede che sia un’ingiustizia la condanna ai dirigenti che dovevano controllare e scegliere, secondo il giudice, tutto il materiale uploadato dagli utenti.
Che il processo a Google, per il video del ragazzo down maltrattato nel 2006, si stesse mettendo male non era un segreto, ma adesso la condanna è proprio arrivata.

Il giudice Oscar Magi ha deciso per 10 mesi a David Drummond, Peter Fleischer e George Reyes (quest’ultimo non più un impiegato di Google dal 2008), tutti responsabili legali della violazione della privacy della persona coinvolta, ma non di diffamazione. La legge italiana ritiene che i responsabili di un servizio sono a loro volta responsabili di ciò che i clienti/utenti decidono di metterci dentro.

L’erede del “colpevole” Google Video, YouTube, ha reagito criticando la violazione alla privacy ed anticipando che per i tre manager responsabili si ricorrerà in appello.

Google ritiene ormai che sia un pericolo serio come viene trattata Internet in Italia. La legislazione europea del 2003, recepita anche da noi, sembrerebbe salvare il fornitore di contenuti dalla responsabilità del contenuto, Google sottolinea questa differenza di trattamento che potrebbe prendere una più generale china negativa.

Il procedimento della rimozione di filmati quando le autorità avvisano di un reato a Google sembra ancora la strada maestra da seguire. In caso contrario il legislatore italiano chiede a tutti i fornitori di servizi online di trasformarsi in censori.

I genitori del ragazzo e l’associazione Vivi Down avevano ritirato la querela, ma la giustizia è andata avanti e questo è stato il risultato. Le motivazioni le conosceremo entro 90 giorni.

Come se non bastasse dalla Commissione Europea ha da poco avviato un’investigazione dell’antitrust su Google.



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