Come nacque l’iPod
18/10/2006 10:00 CET
L'autore di Cult of iPod ha raccolto tutte le tessere del puzzle e ci presenta la storia completa che ha portato alla realizzazione del lettore di musica digitale dal successo galattico.
A quasi cinque anni dall'esordio sul mercato dell'iPod, Leander Kahney (autore de "Il culto del Mac" e "Il culto dell'iPod" oltre che curatore del blog su Wired che ha battezzato con lo stesso nome il suo primo libro) racconta tutto il retroscena della nascita del player multimediale di più grande successo della storia.
Kahney è riuscito a mettere insieme la storia completa, normalmente top secret, di come nasce un prodotto di Apple.
I "padri" dell'iPod sono principalmente Tony Fadell e Jon Rubinstein ma un team nutrito ha apportato molti contributi.
Napster spopolava nel sottobosco dell'illegalità musicale, Apple decise di comperare la licenza di SoundJam MP da Jeff Robbin e creò iTunes, eccolo infatti presentato al Macworld Expo del gennaio 2001. Nel player sarebbe stato installato quello "di base" di Pixo, ora il software c'era, mancava l'hardware.
Gli attuali lettori MP3 sul mercato erano fatti male e con capacità d'archiviazione molto limitate, oltre a non costare molto meno dei lettori portatili di CD. Solo pochi modelli incorporavano un hard disk (Creative aveva il Nomad e sappiamo com'è andata a finire), nella fattispecie uno da 2,5", e poi la USB era troppo lenta mentre le batterie si scaricavano in fretta.
La forza di Apple era FireWire (sia per l'upload dei brani che per la sincronizzazione, a Jobs piaceva l'idea dell'HotSync usato da Palm ma non dimentichiamo che su questa interfaccia scorre anche l'alimentazione per la ricarica) e per le batterie avrebbero attinto dall'esperienza dei nuovi evoluti telefoni cellulari.
Rubinstein, attualmente in pensione da Apple ma responsabile di tutto l'hardware degli ultimi nove anni, confessa che Steve Jobs abbracciò in fretta l'idea di costruire un lettore digitale.
In febbraio, durante l'ultimo Macworld Expo di Tokio, Jon Rubinstein visitò Toshiba per prendere visione di un modello di hard disk da 1,8 pollici da 5 GB, che i tecnici giapponesi non sapevano come collocare sul mercato. Era la soluzione giusta per Apple e il progetto partì proprio con l'assunzione di Fadell (che lavorava alla Philips).
Il player doveva essere pronto per l'autunno, giusto prima della stagione degli acquisti di Natale (Thanksgivin' per gli USA, un mese prima): hard disk da Toshiba, batteria da Sony, qualche chip di Texas Instruments ma il cuore del sistema da PortalPlayer, esperta dei lettori MP3.
Per migliorare la durata della batteria è stato necessario implementare un buffer di 32 MB di memoria "skip protection" (20 minuti di musica) per non continuare a far girare l'hard disk, portando così l'autonomia da 2/3 ore a circa 10.
Per il design Jonathan Ive ci mise del suo per farlo apparire fin dal primo sguardo un prodotto Apple. I primi prototipi erano semplicemente delle scatole di plastica (grosse come quelle delle scarpe) dove operare con agilità senza troppi vincoli. La forma definitiva andava a misurare come un mazzo di carte.
A suggerire l'idea della ghiera tonda come controllo fu con convinzione Phil Schiller. L'interfaccia è da accreditare a Tim Wasko, ex uomo NeXT, come tutti i "più fedeli" di Steve Jobs.
E il nome "iPod"? Il marchio venne registrato il 24 luglio 2000 ma in realtà doveva servire per un chiosco pubblico di Apple, tuttavia mai diventata una soluzione reale. Apple ne cambiò la "destinazione d'uso".
Cinque settimane dopo il tragico 11 settembre, il 23 ottobre 2001, l'iPod vide la luce in uno speciale evento tenuto al teatro del Building 4 del campus di Cupertino. Ecco il video.
In Italia il primo esemplare arrivò il 25 ottobre.
Da quel momento in poi vale la pena citare un solo numero: 60.000.000 di pezzi venduti.