API non pubbliche, due pesi e le due misure di Apple

16/12/2008 07:00 CET

di Fabio M. Zambelli

00000a_fotonews001C'era da giurarci che dopo aver approvato il software di Google per iPhone da distribuire nell'App Store, Apple se la prendesse con i "pesci piccoli" per le medesime ragioni che avrebbe dovuto usare per rifiutare Google Mobile App.

C'era da giurarci che dopo aver approvato il software di Google per iPhone da distribuire nell'App Store, Apple se la prendesse con i "pesci piccoli" per le medesime ragioni che avrebbe dovuto usare per rifiutare Google Mobile App.
 
Google ha creato software straordinari per l'App Store e ne beneficiano gli utenti dell'iPhone (soprattutto statunitensi), peccato che abbia usato API non pubbliche per farlo, per ammissione di Google stessa.

Apple avrebbe dovuto rigettare una programmazione fuori dalle righe ma non lo ha fatto, anzi ha magari fornito qualche strumento extra agli amici del motore di ricerca di Mountain View.

Lo sviluppatore Landon Fuller di Plausible Labs aveva creato Peeps ma Apple, dopo 33 giorni, non ha accettato l'applicazione, come nota Daring Fireball che porta a galla la vicenda.

Il rifiuto di Apple è arrivato all'autore con la motivazione dell'uso di API non pubbliche o private, pratica non ammessa dalla sezione 3.3.1 del regolamento dell'App Store. Naturalmente Fuller nega.

Quindi Apple rigetta un software per il quale lo sviluppatore (Plausible Labs) dice di non aver infranto le regole e Apple ammette un software per il quale lo sviluppatore (Google) conferma di aver infranto le stesse regole?



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