Foxconn, annunciato l’aumento e trovato l’inganno
11/06/2010 08:00 CET
La teoria dei vasi comunicanti di Foxconn, aumentano gli stipendi in Cina ma saranno fatti lavorare di più gli impianti in altri paesi asiatici.
“Se potessi avere 244 euro al mese” cantano in Cina i dipendenti di Foxconn, parafrasando la canzone di Gilberto Mazzi dei tempi che furono.
Già, perché il promesso aumento alla “favolosa” cifra di 2.000 yuan (appunto meno di 250 euro al mese) potrebbe essere effettivamente scritto nelle busta paga del prossimo autunno per gli operai di Shenzen, ma questo impianto di Foxconn potrebbe impiegare meno persone di quante ne sfrutta adesso.
La notizia ce la traduce The Register, prendendola da ON.cc: Foxconn trasferirà alcune linee produttive nei suoi stabilimenti collocati nella madrepatria Taiwan, ma pure in India e Vietnam. Non è chiaro se addirittura si arriverà alla chiusura della fabbrica-città, il che significherebbe un mostruoso licenziamento di massa nel sud della Cina.
E’ chiaro che l’aumento di stipendio era limitato al solo territorio cinese e non altrove, Foxconn da una parte annuncia un tenore di vita migliore per i suoi dipendenti cinesi, ma poi farà lavorare di più quelli di altri paesi (dove forse i controlli e la dignità del lavoratore sono ancora inferiori).
Si suicideranno di più altrove? Tanto Foxconn ha sospeso gli indennizzi alle famiglie colpite dalla tragedia.
Sul retro dei prodotti di Apple continua ad esserci scritto “designed by Apple in California, assembled in China”. Per ora.