Se solo Apple dimostrasse di fidarsi dei suoi impiegati
19/01/2010 16:30 CET
Limitazioni ai movimenti nella sede di Cupertino e conoscenza di una sola parte del progetto, insomma mancanza di fiducia diffusa perché solo pochi devono sapere. Aggiornato.
Quando si mischia troppo la sicurezza con la sfiducia non può che nascere il clima teso che devono vivere gli impiegati di Apple, al lavoro per la più innovativa delle aziende della Silicon Valley.
Lo racconta ancora una volta John Martellaro, che per anni è stato nel marketing di Apple ed ora si diletta a rivelare su Mac Observer i vecchi segreti del suo precedente lavoro.
Dopo averci raccontato come Apple crea notizie o non notizie ad arte, grazie alla stampa compiacente, ora Martellaro ci rivela lo sconforto che viene infuso dall’azienda di Cupertino ai suoi impiegati, che non sentono mai di avere la piena fiducia.
Chi può entrare negli stabili di Apple a Cupertino deve posare un badge su speciali serrature elettroniche di ogni porta, per ogni impiegato ci sono diverse restrizioni. Chi non lavora nella sede (per esempio in un’altra città) può entrare nei vari building di One Infinite Loop e zone circostanti solo tra le ore 7 e le ore 19, un accesso di 24 ore su 24 ce l’hanno in pochi e comunque solo chi ha un ufficio/cubicolo assegnato.
Anche chi ha un badge non è detto che possa andare ovunque, per esempio l’Hardware Development Building (Two Infinite Loop) è riservato solo ad alcuni, i compartimenti sono “stagni” e non si può passeggiare liberamente, rischiando di vedere un nuovo mac o un nuovo iPhone ancora in sviluppo.
Ecco quindi perché molti impiegati di Apple scoprono dell’esistenza di nuovi prodotti solo dopo l’annuncio di Steve Jobs, magari hanno lavorato ad una parte del progetto ma non lo hanno mai conosciuto interamente.
Non a caso l’approccio di questi alle notizie pubblicate sui vari siti è differente. Il marketing di Apple ha una lista dei preferiti e non necessariamente sono quelli che offrono ai lettori (compresi gli impiegati di Apple) le notizie più sincere ed approfondite.
Martellaro racconta di quando si occupava dei rapporti con gli uffici federali per la vendita di Mac come gli Xserve. Organizzò un incontro tra i responsabili del laboratorio governativo ed il suo capo in Apple, aveva trovato una stanza d’albergo per l’incontro ma all’ultimo momento lui stesso dovette rimanere fuori perché non gli fu concesso l’ingresso al meeting con il suo cliente, da lui procurato.
“Il problema fondamentale è che Mr. Jobs non crede nelle capacità dei suoi venditori, creando situazioni contro-produttive e danneggiando il morale” conclude Martellaro, che tratteggia la figura dell’impiegato di Apple come un mix tra un felice partecipante ad un progetto ed un esterno che non sa nulla di quello che fa.
Alla fine ne sanno sempre di più i lettori dei siti di notizie su Apple che i dipendenti stessi.
Aggiornamento del 21/01/2010: anche quest’anno Apple non rientra nel classifica delle 100 migliori aziende USA dove andare a lavorare.