Investigazione su iPod City: “piccole violazioni”
18/08/2006 12:00 CET
Apple rileva piccole infrazioni e nulla di grave nelle condizioni di lavoro imposte dall'assemblatore Foxconn ai dipendenti che montano gli iPod per tutto il mondo. D'ora in poi più controlli.
E' durata due mesi la polemica scatenata dal Mail on Sunday, un tabloid britannico che era andato in Cina per investigare sulle condizioni di lavoro imposte in quella fabbrica, subito ribattezzata "iPod City".
Foxconn ha ottenuto la licenza da Apple per assemblare alcuni modelli di iPod presso la fabbrica E3 di LongHua.
I reporter inglesi avevano fotografato e descritto ambienti di lavoro, condizione dei lavoratori e orari massacranti che andavano ben oltre ogni minimo rispetto civile e la stampa mondiale aveva fatto eco al loro scoop.
L'assemblatore asiatico si era affrettato a negare tutto, salvo ritrattare dopo qualche giorno, ammettendo violazioni sugli orari di lavoro.
Apple, tirata in ballo indirettamente, in tutto questo periodo, ha provveduto ad investigare sulla fabbrica di Foxconn.
Della scorsa notte i risultati dei controlli di Apple sull'importante partner per i computer e i lettori multimediali di Cupertino.
"Ci siamo preoccupati come tutti voi quando abbiamo letto delle presunte violazioni delle condizioni di lavoro e di vita presso la fabbrica cinese che assembla gli iPod, ogni scorrettezza è valutata molto seriamente da Apple, abbiamo subito avviato un inchiesta e ora abbiamo i risultati" questo è, in sintesi, l'incipit della comunicazione pubblicata poche ore fa da Apple.
Il team di Apple ha intervistato in modo casuale oltre 100 impiegati rappresentanti le varie categorie: il 93% di operai, il 9% dei supervisori, il 5% dei dirigenti e il 3% di altre figure, inclusi guardiani e custodi. In quella fabbrica lavorano 200.000 adetti ma quelli che si occupano dei prodotti Apple sono meno del 15%.
Sono state ispezionate le fabbriche, i dormitori, le mense (ben 13 nell'area) e le aree relax per 1 milioni di pedi quadrati di superficie (circa 93.000 mtq) oltre ai documenti riguardanti le paghe (degli ultimi 7 mesi), i cartellini di lavoro e i sistemi di sicurezza per 1.200 ore lavorative.
Il fornitore di Apple, Foxconn, risulta in regola nella maggior parte delle situazioni analizzate, anche se il Codice di Condotta imposto da Cupertino è stato violato.
Tre dormitori esterni affittati dall'assemblatore non hanno risposto ai livelli di vivibilità richiesti; la struttura dei compensi è piuttosto confusa e le ore di lavoro hanno superato quelle massime di 60 settimanali (anche del 35%); nel 25% dei casi i dipendenti non si fermavano per il giorno di riposo settimanale; in due occasioni sono state inflitte punizioni agli operai, facendoli restare in piedi per un certo periodo, Apple su questo si dice intransigente ed ha imposto al management di modificare subito questa condotta.
Foxconn, in seguito a questi rilievi ha provveduto ad acquisire nuovi terreni e costruirà entro 4 mesi nuovi dormitori, facendo aumentare spazio a disposizione del 46%; ora l'assemblatore paga i suoi dipendenti con un sistema più semplice e chiaro; entro il primo ottobre saranno distribuiti badge elettronici per una più accurata annotazione delle ore straordinarie le quali, da ora in poi, non saranno più richieste con tanta insistenza da supervisori.
Le lamentele riscontrate da Apple tra i dipendenti sono state girate a Foxconn per una valutazione ed eventuali correzioni.
L'azienda di Steve Jobs, che fa parte dell'EICC – Electronic Industry Code of Conduct Implementation Group, ha richiesto i servizi di Verité, una società che si occuperà delle verifiche delle condizioni di lavoro in ogni luogo dove Apple fa assemblare Mac o iPod.
Per il futuro si minaccia l'abbandono delle aziende partner che non rispetteranno il codice di condotta di Apple.
Francamente non ci sembra poco quanto riscontrato nella fabbrica Foxconn in Cina (curiosamente "premiata" con nuovi contratti, si spera non compensatori di questa situazione, ndr) ma, se questo caso è servito a migliorare le condizioni di lavoro e il rispetto dei diritti umani in quella nazione, ben vengano scoop giornalistici oppure rivendicazioni dei lavoratori.