Tutti pronti al cartello delle notizie online a pagamento?
22/05/2009 18:30 CET
Il mondo litigioso della stampa si è messo d’accordo in poche ore sul fatto che le notizie dovranno essere pagate prima di poterle leggere. Il convegno di oggi è stato emblematico.
Al convegno “Crescere tra le righe” organizzato a Borgo la Bagnaia (Siena) per la sesta volta da l’Osservatorio Permanente Giovani-Editori si è discusso per tutta la giornata del tema delle notizie gratis.
Tutti in scia a Rupert Murdoch, di News Corp e pure editore del Wall Street Journal, si sono coalizzati nel ritenere che bisognerà pagare per poter restare informati in futuro.
Digerito il fatto che la stampa su carta non ha più il ruolo centrale dello scorso secolo, le testate maggiori hanno ormai anche un sito da dove fornire ai lettori le informazioni. Molti come gli ex ed attuale direttore del Corriere della Sera (Mieli e De Bortoli) hanno detto che una notizia ancora si legittima se è sulla carta perché solo in quel modo si ha la certezza della bontà della notizia.
Verrebbe da stendere un velo pietoso su una generalizzazione tanto irritante. Un solo esempio lo trovate in questo post scriptum.
La parola che tutti odiano è “gratis”. Male la free press e male i siti con accesso gratuito, bisogna studiare un modo per raccogliere denaro e tutti sono rimasti affascinati dall’idea dei “micro-pagamenti”. Murdoch l’ha sfornato nel contesto del software per iPhone/iPod touch che, al momento, fornisce notizie gratuitamente ma che presto potrebbe far pagare con l’esordio dell’OS 3.
Più gli editori raccoglieranno soldi e più i giornali saranno indipendenti e forniranno notizie non influenzate hanno detto gli intervenuti.
Uno dei rampolli di casa Agnelli, John Elkann, quello che conosce il congiuntivo ma lo pronuncia con la nobile erre moscia, ha detto che la diffusione degli iPod ha fatto approcciare i giovani all’acquisto di musica legale da iTunes, piuttosto che perseguire il filone illegale.
Il presidente de Il Sole 24 ORE, Giancarlo Cerutti, dice di non preoccuparsi molto perché tanto loro fanno già pagare un sacco di soldi per tutti gli allegati a chi è interessato ad approfondire il caos delle leggi italiane, comperando il quotidiano economico le aziende riescono a non essere ammanettati dalle fiamme gialle.
Leonard Downie del Washington Post sottolinea l’errore originario: “è stato sbagliato fin dal principio dell’avvento di Internet non far pagare per leggere le notizie”.
Il nuovo e giovane direttore de La Stampa Mario Calabresi ha intervistato Tom Curley, a capo dell’AP – Associated Press (le immagini si riferiscono a questo), il quale si è presentato sul palco con un iPod ed ha esordito dicendo che il mondo cambia e che da quell’oggetto tutti possono leggere i libri in un qualunque luogo. Ma si deve pagare per questo, anche lui insiste nel sottolineare che le nuove tecnologie devono essere usate ma si deve smettere di pensare che non si debba pagare. Cita Google News come aggregatore di notizie ma ha anche un rapporto di odio ed amore del sistema online, a volte definito di parassiti che sfruttano il lavoro altrui.
L’agenzia americana ha speso milioni di dollari per studiare un sistema che permetta di scovare chi fa il copia/incolla dei testi delle notizie scritte da AP, mettendo sulla graticola chi non è abbonato e senza licenza di pubblicazione.
Il gotha dei media italiani ed internazionali è allineato: tirate fuori le carte di credito.
Finché questo sito ce la farà le nostre notizie saranno gratis per il lettore. Chissà se apprezzerete chi cerca e verifica le fonti oppure gradirete chi si sforza molto meno in ogni senso.