Minaccia di censura sul web australiano. E’ rivolta
15/12/2008 07:00 CET
Il governo australiano testerà una serie di filtri su Internet per combattere il terrorismo e la pedofilia. Il popolo della rete sente odore di censura e tenta di difendere l'ultimo baluardo della libertà e della comunicazione indipendente.
Il governo australiano testerà una serie di filtri su Internet per combattere il terrorismo e la pedofilia. Il popolo della rete sente odore di censura e tenta di difendere l'ultimo baluardo della libertà e della comunicazione indipendente.
"Se volevo una Internet censurata me ne andavo in Cina" è uno dei cartelli apparsi sabato nelle tante città australiane dove sono state organizzate proteste per una prossima introduzione di filtri governativi sul web.
Il ministro della banda larga, comunicazione ed economia digitale, Stephen Conroy (illustrato accanto), vorrebbe che gli Internet provider della terra dei canguri cominciassero ad installare sistemi per impedire la diffusione della pedofilia e le informazioni per terroristi.
Sono le solite generiche scuse con le quali cominciare a censurare Internet e chissà dove si finisce. Sappiamo bene i danni che ha fatto un decreto sull'accesso al web in Italia e, se saremo fortunati (non affidatevi ad altro), decadrà entro due settimane.
In Australia fanno rilevare che il sistema scelto non monitorerà i peer-to-peer e quindi non bloccherà affatto i traffici disgustosi e deprecabili che il governo vorrebbe fermare, in compenso rallenterà tutto il web a down under. "Accidentalmente" il 3% di tutti i siti assolutamente legali inciamperà nei filtri imposti e non sarà visibile.
Da maggio, quando la proposta di un "clean feed" (canale depurato) è affiorata, la reazione degli utenti della rete è montata, fino a culminare in proteste di piazza.
Optus ed iiNet sosterranno, seppur con qualche mugugno, l'iniziativa del governo di Canberra mentre il più grande ISP australiano Telstra si è rifiutato di far parte della fase di test dei filtri, che partirà entro il mese.
Curiosamente Telstra è appena stata esclusa dal Commonwealth dalla gara per la costituzione della nuova NBN – National Broadband Network, l'infrastruttura moderna che dovrebbe nascere in Australia per lo sviluppo economico e sociale delle reti telematiche. Un piatto da 10 miliardi di dollari australiani (5 miliardi di euro).
Agli australiani non resta che continuare a farsi sentire (qui sotto la manifestazione di Sidney, in 300 alle 11 del mattino davanti al municipio), questa petizione potrebbe aiutare.