Quando Apple disse: no yankee, no sfottò!

07/03/2006 07:03 CET

di Fabio M. Zambelli

 Inglese lingua universale? Non per Apple. In casa sua può permettersi di prendere in giro i PC con processori Intel ma quando va all’estero si censura. Intel se l’è proprio legata al dito e li ha obbligati?
E’ spiacevole notare come la censura sul web, dopo casi molto più seri come quelli di Google in Cina e simili, colpisca… ma l'”auto-censura a scacchiera” è altrettanto degna di biasimo.

Succede che Apple, annunciando gli iMac con processore Intel, il gennaio scorso a San Francisco, ha fatto sganasciare dalle risate i presenti al Moscone Center, dove si svolgeva il Macworld Expo, in occasione della prima visione dello spot pubblicitario del nuovo prodotto.

La pubblicità sarà anche apparsa su qualche canale tv statunitense ma è a disposizione di tutti online.

Il sito principale di Apple, quello dedicato alla nazione natìa (gli USA), mostra lo spot tv a questo indirizzo. La pagina britannica sul quale si trova quella che sembra la stessa pubblicità è disponibile qui. Per il Sudafrica ecco il link. Per gli australiani l’indirizzo giusto è questo. E così si chiude il cerchio dei paesi che parlano l’inglese, per Apple.

Ma le altre lingue? Sì, Apple ha pensato anche a qualcuna delle nazioni non anglofone: i francesi hanno la loro versione, i tedeschi assieme agli austriaci pure, i giapponesi anche… gli italiani (assieme ai belgi, brasiliani, messicani, olandesi, scandinavi e spagnoli) nulla.

Noi ci siamo tristemente abituati negli anni, non è una grande novità.

Ma torniamo ad occuparci degli spot in inglese: nel filmato originale mostrato il 10 gennaio da Steve Jobs (e ancora online sulla sopra-citata pagina dedicata agli USA) la recitazione (sembrerebbe l’attore Kiefer Sutherland) era piuttosto sfizioso e degna, appunto, dei sogghigni del popolo del Mac.

Il testo dello spot, iniziava così: “the Intel chip, for years it’s been trapped inside PCs, inside dull little boxes, dutifully performing dull little tasks…” (i processori di Intel, per anni sono stati intrappolati dentro ai PC, dentro ad ottuse scatole, che hanno sempre adempiuto ai loro sciocchi compiti).

I nuovi partner di Apple, gli uomini Intel, non l’hanno presa benissimo anche se non veniva imputato ad Intel alcuna offesa diretta, piuttosto i migliaia di altri produttori di computer erano l’obiettivo di Apple.

Sembrava tutto passato, ma ora ci si accorge come questo spot sia stato causa di una sorta di censura interna.

Il testo dello spot dedicato al mercato britannico, irlandese e sudafricano (non quello australiano, forse una dimenticanza, ndr) è lievemente differente nelle parole ma estremamente differente nell’ironica sostanza: “the Intel chip, for years it’s only being inside PCs, dutifully doing all the things that PCs were built to do…” (i processori di Intel, per anni li abbiamo trovati sempre solo dentro ai PC, hanno sempre adempiuto ai compiti per i quali i PC sono stati costruiti).

Sparisce l’aggettivo “dull” (interpretabile come ottuso/lento/stordito) e l’ironia costruita con arte attorno ad esso, annacquando tutto il significato, per far piacere a tutti quelli che potevano eventualmente ritenersi offesi.

Le conoscenze linguistiche della redazione non ci permettono di verificare quanto la versione giapponese e le altre abbiano dovuto subìre questa correzione di rotta ma è già sufficiente sottolineare quanto “dull” sia stata questa operazione di “purificazione”.



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