Via marchi e merce simil-Apple dai simil-Apple Store di New York
16/09/2011 07:00 CET
Come si suol dire sui campi di football americano: 2 fatti e tutti gli altri a venire. Solo se tirata per i capelli Apple si è mossa contro quello che era sotto alla luce del sole.
Una volta che sono emersi sulla stampa i negozi farlocchi di prodotti Apple, a Cupertino hanno tolto il nastro adesivo che avevano sulle palpebre degli occhi ed hanno fatto causa, cominciando con Apple Story di Janice Po Chiang e Fun Zone nella China Town di Jimmy Kwok, entrambi del quartiere di Queens a New York.
Non si tratta dei negozi cinesi, “curati” dal prodigioso team anti-contraffazione di Apple, ma di negozi che avevano in casa e che potevano combattere con le armi legali.
L’agenzia Reuters ci informa che il giudice Kiyo Matsumoto del tribunale di Brooklyn ha sottoscritto un accordo, per la causa 11-3550, tra Apple e chi usava senza autorizzazione denominazioni registrate della società di Cupertino. I negozi in questione dovranno liberare i magazzini dai prodotti contraffatti entro 5 giorni e dovranno ripulirsi da tutti i marchi usati senza permesso.
Apple Story cambierà anche nome, ritenuto troppo simili ad Apple Store.