Google perde contro un italiano diffamato dall’auto-completamento
05/04/2011 19:00 CET
Ora Google dovrà provvedere a filtrare eventuali collegamenti non graditi tra i nomi di persone/società e fatti sgradevoli non dovuti.
Se Google è in grado di cancellare tutti i termini legati al P2P, dal suo sistema di auto-completamento, a maggior ragione, dovrebbe farlo per qualcosa di più serio.
Il Tribunale di Milano ha dato ragione al cliente dell’avvocato Carlo Piana, che si opponeva a Google per suggerimenti di ricerca diffamatori.
Il motore di ricerca offre da tempo una serie di suggerimenti (o correlazioni) di altri termini mentre si digita qualcosa nel campo di ricerca. L’algoritmo calcola in tempo reale quale potrebbe essere l’interrogazione più probabile.
Piana spiega: “digitando nel campo di ricerca “Nome Cognome” del mio cliente, il completamento automatico si completava con “truffatore” e “truffa”, causando diversi problemi per il cliente”. L’immagine pubblica di questa persona ha sofferto del collegamento diretto che si faceva con aggettivi che nessuno vorrebbe mai sentire.
Google non è solo “hosting provider”, come ha tentato di usare nella difesa. Infatti dalle ricerche spariscono i termini, per varie ragioni, non graditi a Mountain View, lo facessero anche per quello che non è gradito ai cittadini comuni.
Grazie a ZDNet UK per aver fatto affiorare il caso, evidentemente ci piace fare il “giro largo” per avere notizie.