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Tribunale di Manhattan rovina i piani di Google Books
23/03/2011 07:00 CET
di Fabio M. Zambelli
Tutto da rifare per l’accordo con gli editori ed autori, si dovrà ricominciare senza prendersi tutta la torta ma solo la giusta fetta.
Il primo che si azzarda a lamentarsi della lentezza della giustizia italiana… ieri il giudice Denny Chin (illustrato a lato) di New York ha ritenuto non valido l’accordo del 2008 di Google con Authors Guild ed AAP – Association of American Publishers, sulla questione Google Books.
Sembrava tutto fatto, dopo 3 anni di scornate Google “tappava la bocca” degli autori ed editori con 125 milioni di dollari, sfruttando come meglio credeva tutti i libri USA non più in catalogo ma ancora con diritti attivi.
“Si è andato troppo oltre” è la sintesi del giudizio di 48 pagine del tribunale newyorkese, sull’anti-competitivo vantaggio che avrebbe avuto Google nel settore.
La digitalizzazione della carta prosegue da anni (si sarebbe raggiunto un totale di 12 milioni di volumi sugli oltre 130 milioni pubblicati), ma questo nuovo stop mette in serio dubbio la riuscita del progetto di aprire biblioteche virtuali online, con milioni di titoli immediatamente disponibili.
Ora si può ricominciare l’iter dal principio e si dovrà cercare un nuovo accordo con negoziazioni diverse. Invece che dare l’opzione ai detentori del copyright di tirarsi fuori, secondo Chin dovrebbe essere data l’opzione di partecipare. Una strada veramente in salita per Google.
Già in Francia c’era stata opposizione alle manovre di Google Books.
Recentemente Google si è accordata in Italia almeno con Mondadori (il principale gruppo editoriale nazionale con il 28,4% del mercato) per aprire Google Books nel nostro paese, durante questa primavera.